3D Bio – printing
Da anni la moderna medicina ci ha quasi abituato a continue scoperte e tecniche d’intervento sempre meno invasive,
ma tutto ciò è niente in confronto a quanto prospettato dal team di ricercatori
dell’ Università di Swansea ( Inghilterra ) nel prossimo futuro.
Stiamo parlando di organi sintetici stampati con tecnologia 3D…
prodotti in laboratorio ed utilizzati per sostituire quelli danneggiati da traumi incidenti o malattie.
Non si tratta di uno scoop giornalistico ma più semplicemente della dichiarazione divulgata dagli stessi ricercatori i quali, entro un lasso di tempo di soli tre anni presenteranno dei veri e propri tessuti sintetici compatibili con quelli umani,
quali ad esempio cartilagini, ossa, muscoli e vasi sanguigni.
Questa raffinatissima e recentissima tecnica ” 3D Bio – printing ” rivoluzionerà le tecniche operatorie sino ad oggi impiegate, stando a quanto dichiarato dal coordinatore del team Prof. Whitaker ,non ci sarà bisogno di attingere organi da pazienti donatori ma quanto necessario verrà prodotto partendo da cellule dello stesso paziente,
evitando o riducendo drasticamente i ben noti problemi di rigetto.
Vediamo più da vicino in cosa consiste tale futuristica tecnologia :
Partendo da cellule umane prelevate dalle cartilagini e coltivate in opportuni liquidi all’interno di una incubatrice,
viene creato il materiale necessario per la stampa.
Sucessivamente viene creata una speciale impalcatura tridimensionale partendo da una precedente scansione della parte da sostituire, su questa impalcatura vengono stampate le cellule producendo così una struttura biologica che viene posta nuovamente in incubatrice.
In seguito mediante un bagno di nutrienti viene garantito al nuovo organo la sostanza necessaria
per produrre la propria cartilagine, e raggiungere le stesse dimensioni della parte da sostituire.
Conclusa questa fase, e dopo essere stata testata per verificare che sia tutto a posto,
la struttura è pronta per essere trapiantata sul paziente.
Ovviamente tutto ciò avrà bisogno di una lungo periodo di test sia per affinare tutte le varie fasi,
per valutare e risolvere le criticità che inevitabilmente si presentaranno, e soprattutto per
ricevere l’approvazione da parte del comitato etico Universitario.
Secondo il prof. Whitaker se non ci saranno seri intoppi in tutte queste fasi, in futuro sarà possibile creare
“l’organo sostitutivo ” in soli 2 mesi; non ci rimane dunque che seguire gli sviluppi
di questa sofisticatissima tecnologia di bioingegneria.